miércoles, 13 de noviembre de 2013

Carta de Verdi a Piave (21/04/1848)

A FRANCESCO MARIA PIAVE, VENEZIA
(Milano, venerdí 21 aprile 1848)
Caro Am
Figurati s'io voleva restare a Parigi sentendo una rivoluzione a Milano. Sono di la partito immediatamente sentita la notizia, ma io non ho potuto vedere che queste stupende barricate. - Onore a questi prodi! onore a tutta l'Italia che in questo momento è veramente grande! L'ora è suonata, siine pur persuaso, della sua liberazione. E il popolo che la vuole: e quando il popolo vuole non avvi potere assoluto che le possa resistere.
Potranno fare, potranno brigare finché vorranno quelli che vogliono essere a viva forza necessari ma non riesciranno a defraudare i diritti del popolo. Sí sí ancora pochi anni forse pochi mesi e l'Italia sarà libera, Una, reppublicana. Cosa dovrebbe essere?
Tu mi parli di musica!! Cosa ti salta in capo?... Tu credi che io voglia ora occuparmi di note, di suoni?... Non c'è né ci deve essere che una musica grata alle orecchie delli Italiani del 1848 la musica del cannone!... Io non scriverei una nota per tutto l'oro del mondo: ne avrei un rimorso immenso co[n]sumare del carta da musica, che è sí buona da far cartatuccie. Bravo mio Piave, bravi tutti veneziani bandite ogni idea municipale, doniamoci tutti una mano fraterna e l'Italia diventerà ancora la prima nazione del mondo!
Tu sei guardia nazionale? Mi piace che tu non sia che soldato semplice. Che bel soldato! Povero Piave! Come dormi? come mangi?... Io pure, se avessi potuto arruolarmi, non vorrei essere che soldato, ma ora non posso essere che tribuno ed un miserabile tribuno perché non sono eloquente che a sbalzi.
Bisogna che torni in Francia per impegni e per affari. Immaginati che  oltre la seccatura di dover scrivere due opere, io ho là diversi denari da esigere, e tanti altri in biglietti di Banca da realizzare.
Io ho abbandonato là tutto ma non posso trascurare una somma per me forte, e  bisognerà la mia presenza per salvarne almeno nella attuale crisi a parte. Del resto succeda quel che si vuole io non m’inquieto per questo. Se tu mi vedessi ora non mi riconosceresti più. Non ho piú quel muso che ti faceva spavento! Io sono ebbro di gioia! immaginati non vi son piú Tedeschi!! Tu sai che razza di simpatia io aveva per loro! Addio Addio saluta tutti. Mille cose a Venturi a Fontana. Scrivimi subito perché s'io partirò, non sarà sí presto. Ben inteso che io ritornerò!... Add. Ad. scrivimi sempre